martes, 9 de octubre de 2012

A click forward 02 | Salvare lo storico mercato coperto


La Nuova Ferrara. 8 Ottobre 2012

Salvare lo storico mercato coperto

Potrebbe diventare un parcheggio, ma piace più come luogo di aggregazione anche a Daverio

FERRARA. È possibile ripensare i modelli di sviluppo culturali legati ai luoghi e agli spazi della città? Se lo sono chiesti per tutto il week-end gli animatori del festival “Città della Cultura/Cultura della Città: a click forward”, una tre giorni di mostre, conferenze e performance per sensibilizzare la cittadinanza sulla riqualificazione degli edifici dismessi, o in via di dismissione come il vecchio Mercato coperto.

Già, perché il destino del capannone di via Boccanale di S. Stefano - almeno fino a pochi mesi fa - sembrava segnato: chiuse le ultime attività commerciali, sarebbe divenuto un parcheggio privato. Gli urbanisti di Canapé-cantieriaperti e i volontari del centro studi Dante Bighi però non si sono rassegnati immaginando invece un futuro diverso per uno stabile che, in mezzo secolo, è stato luogo di scambi e socializzazione per intere generazioni di ferraresi e a cui molti sono inevitabilmente legati.

A sostenerli, sabato sera, è intervenuto persino Philippe Daverio. Eccentrico e geniale critico d’arte, Daverio è soprattutto un grande comunicatore che ha portato l’arte nelle case degli italiani con il fortunato programma televisivo “Passpartout”.

Non poteva dunque deludere le aspettative dei ferraresi, accorsi in massa per ascoltarlo. Il suo ingresso, in un mercato gremito all'inverosimile, è stato un vero e proprio coup de théâtre con parmigiano e gin tonic alla mano.

Poi la lunga intervista condotta con altrettanta bravura dal professor Gianfranco Franz. E qua non sono mancate le stilettate al mondo politico, imprenditoriale e culturale del nostro Paese che hanno suscitato anche qualche polemica in sala.

Daverio è stato un fiume in piena. Ha attaccato l’ipocrisia e il pressapochismo imperanti in Italia e l’ottusità delle Soprintendenze ai Beni culturali: «In Francia l’alta densità abitativa ha salvato le economie dei centri storici, in Italia è quasi impossibile cambiare le destinazioni d’uso degli immobili dismessi per farne abitazioni. Eppure, per secoli, abbiamo metabolizzato gli edifici del passato riconvertendoli a nuovi usi. Il patrimonio artistico-monumentale, che il mondo c’invidia, è nato così. Ma non ditelo alle Soprintendenze, potrebbero fulminarvi». Ci vorrebbe una vera rivoluzione concettuale: «Meglio parlare di “eredità culturale, anziché di “patrimonio”.

Un’eredità da conservare e tenere viva, magari trasformandola un po’ com’è avvenuto al Mercato Coperto di Ferrara. Secondo Daverio però lo Stato ha fallito, meglio ripartire dal coraggio dei piccoli imprenditori che hanno sfondato sul mercato globale (vedi Luxoctica), dalle comunità locali e dalla creatività dei giovani: «Fare architettura oggi significa ripensare l’Italia, ci sarà da lavorare per i prossimi 40 anni».

Infine alcuni scambi di battute col pubblico sullo stato dell’arte contemporanea ed un breve cenno alla sua ultima fatica letteraria: “Museo immaginato” (Rizzoli, 2011).

Davide Nanni